Busting Myths Open — Alcuni miti da sfatare sul Wrestling 2

Andrea Juannetti
6 min readSep 13, 2021

Signor*, permettetemi di invitarvi a farmi un applauso per non aver lasciato morire questa serie. Grazie.

Detto ciò, senza ulteriori indugi, iniziamo a presentare i due argomenti di oggi, i prossimi miti da spiegare e discutere insieme. E pensare ad un sesto, visto che ne avevo preparati 5 e poi mi sono accorto che sarebbe stato troppo lungo ed ora devo inventarmene un altro e perché tutto deve essere ogni volta così complicato?

Ring

Vedere persone che parlano di cadute morbide è sempre molto divertente, ma chiunque sia salito una volta su un ring (non necessariamente “da wrestling”, anche se non ci sono grosse differenze rispetto a un qualsiasi ring da pugilato) sa quanto sia una cosa ridicola.

Cadere a terra, che sia sul pavimento, su un tappeto, su un tatami o su ring, fa schifo. Cadere su un materasso o su un tappeto elastico può aiutare ma ci si può fare molto male lo stesso. Ma un ring NON è un tappeto elastico o un materasso.

I ring delle federazioni mainstream hanno a volte delle molle sotto così da attenuare un po’ le cadute, ma (anche in WWE) i ring sono per lo più fatti di legno, con un leggerissimo strato di spugna sopra, un telo a tirare per tenere tutto insieme, con la struttura di ferro. Non c’è modo di scappare, cadere sul ring FA MALE, e (come detto nell’ultimo articolo — chep plug, send me presents) bisogna imparare a cadere prima di anche solo pensare di fare mosse a qualcun altro.

In uno dei momenti più fighi dell’ultimo decennio, 7 rookies (il Nexus) debuttano devastando il ringside. Su richiesta degli agenti che scrivono i canovacci dei momenti da portare in scena, uno di loro — il leader, Wade Barrett — taglia il telo del ring per rivelare cosa c’è sotto.

Anche le corde sono spesso corde di metallo rivestite di gomma così da avere una buona elasticità per essere sfruttate per alcune tecniche e spesso sono tese il più possibile così da aumentare ancora di più il rimbalzo. Rimbalzare sulle corde può far male ed anche in questo caso — come per cadute e oggetti contundenti — bisogna cercare di toccarle con quanta più superficie della schiena possibile, per diminuire la possibilità di tagli o altro.

Prendiamo due degli spot più famosi della storia del wrestling: le cadute di Mick Foley durante il pay per view King of the Ring 1998, nel match contro Undertaker all’interno della Hell in a Cell.

Nella prima, forse la più famosa delle due, Mankind (nome del personaggio di Foley) viene lanciato dalla cima della gabbia sul tavolo degli annunciatori al di sotto. Non c’è modo di fingere questa caduta, signore e signori. Guardando il video però si può vedere come Foley cada nel modo migliore possibile, cercando la superficie del tavolo con la schiena per poi rotolare: spettacolare, ma controllato — ed inoltre i tavoli utilizzati per questi stunts sono spesso tavoli difettati, utilizzati appositamente perché si rompano rallentando la caduta.

Nella seconda invece… o mio Dio la seconda. La seconda è famosa per essere un incidente: non era previsto che il tetto della Cella cedesse, quindi Mankind non ha avuto particolare tempo per prepararsi al meglio alla caduta. E forse avete capito dove voglio arrivare, ma lo stesso Foley in molte interviste ha dichiarato che i suoi colleghi sono più stupiti dal fatto che sia “sopravvissuto” alla seconda, piuttosto che alla prima. Il ring fa male, e se ci mettiamo anche la sedia che gli è caduta in faccia — che come abbiamo stabilito, non è una sedia finta — possiamo concludere che Foley si sia fatto TANTO male in quella situazione. Ed aveva un dente nel naso. Niente foto, ma questo dettaglio ci tenevo a sottolinearlo.

Le due cadute del match tra Mankind e Undertaker. Più un bonus finale di puntine da disegno PERCHé NO? PERCHé DEVI ESSERE SEMPRE COSì STRANO WRESTLING?

I titoli sono finti

Negli sport si compete sempre per qualcosa: un titolo, un trofeo, una coppa. Nel wrestling ci sono le cinture, questo lo sa chiunque. Ma che senso ha lottare per dei premi finti? Per prima cosa, se fate questa domanda siete poco attenti perché anche la lotta nel wrestling è finta.

Seriamente, la risposta a questa domanda è abbastanza chiara: le cinture sono “semplici” strumenti narrativi, veicoli per una storia e per dare una motivazione a due o più persone di affrontarsi in un incontro. Quasi tutti i migliori incontri della storia avevano un titolo in palio e quasi tutte le narrazioni più belle prendono il via da una lotta per il titolo.

Quasi, perché alcuni personaggi diventano più grandi dei titoli stessi, diventando essi stessi device narrativi unici nel loro genere, come probabilmente la miglior gimmick della storia, The Undertaker. Un personaggio di fantasia, cheesy e che avrebbe rovinato la carriera di chiunque, impersonato alla perfezione dall’uomo dietro la maschera (Mark Calway), tanto da diventare esso stesso l’attrazione centrale di molti eventi di punta della WWE. Molti suoi incontri sono stati Main Event senza avere nulla in palio solo perché partecipava lui. Undertaker ha mantenuto una striscia di imbattibilità di 21 vittorie consecutive a Wrestlemania, l’evento più importante del calendario della WWE, ottenendo la sua prima sconfitta solo nel 2014 a Wrestlemania 30 in favore di Brock Lesnar, da quel momento diventato lui attrazione di punta del circo itinerante della più grande federazione del mondo.

Il meccanismo è semplice: crei legittimità per un personaggio, la vai a solidificare con un titolo (o con altro, come nel caso di Undertaker), fino a che non trovi qualcun altro che sia abbastanza legittimo come personaggio — positivo o negativo — da poter prendere il suo posto.

Dal punto di vista dei wrestler stessi invece, ogni titolo è un piccolo traguardo personale: salvo casi più unici che rari, nessuno ha mai ottenuto qualche riconoscimento nel wrestling senza essersi quasi letteralmente spaccato la schiena sul ring, girando il mondo per raffinare la propria arte anche tutti i giorni per lunghi periodi dell’anno. L’essere scelti dai booker (gli scrittori delle storie) come adatti a portare una cintura è un onore che in molti sognano e che non tutti potranno raggiungere.

L’obiettivo di un promoter è quello di vendere biglietti, così da attirare l’attenzione dei fan per vendere poi più biglietti ancora. Uno show di wrestling è interamente strutturato (idealmente) così da essere un crescendo costante fino al main event, il match conclusivo — teoricamente quello che più di tutti porta la gente a seguire lo show. Scalare la card dall’opener al main event è quello che un wrestler fa mano a mano che viene riconosciuto il suo drawing power. Un titolo è un ulteriore attestato di questa sua capacità di legarsi al pubblico.

Eddie Guerrero e Chris Benoit festeggiano il loro — rispettivamente — primo e secondo titolo mondiale a Wrestlemania 20 (2004) dopo quasi 20 anni di carriera lontano dal main event. Uno sarebbe morto dopo poco più di un anno, l’altro nel 2007. Non sto piangendo, voi state piangendo.

Piccola nota conclusiva, ovviamente non tutte le cinture sono sullo stesso livello: un misto di storia del titolo, legittimità di chi l’ha portato in precedenza, legittimità propria e semplice gerarchia interna alla federazione (titoli minori e titoli maggiori, titoli “di sviluppo” per i più giovani e titoli di riconoscimento per i veterani) danno la caratura ed il peso di una cintura, che il wrestler deve mantenere e se possibile innalzare. Ci sono esempi di regni che hanno “danneggiato” la legacy di un titolo (e dello stesso lottatore), alcuni più famosi — o famigerati — di altri ma che sono molto complessi da discutere qua in queste righe.

For this time I decided to suspend the English translation. If requested, I’ll drop it soon. Sorry and see you soon!

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